Studiare l'evoluzione umana non è solo studiare le modificazioni biologiche, ma anche cercare di conoscerne la cultura.
L'uomo, rispetto a tutti gli altri animali, è dotato di cultura, cioè di quell'insieme di manifestazioni della vita materiale, spirituale e sociale, derivanti dalle esperienze acquisite nel contesto storico e ambientale in cui vive, che gli consentono di avere consapevolezza del proprio ruolo all'interno della comunità e verso il mondo esterno.
La cultura non è riconducibile a fenomeni, proprietà o leggi di ordine biologico né a strutture biologiche: l'adattamento culturale sostituisce in parte l'adattamento genetico. L'uomo, infatti, è fisicamente il meno specializzato tra i Primati, che a loro volta sono i meno specializzati tra i Mammiferi, però i mezzi forniti dalla cultura contrastano con la selezione naturale, attenuandone gli effetti.
La cultura è caratterizzata da due elementi: la progettualità e la simbolizzazione.
- La progettualità è la capacità di progettare, di agire intenzionalmente per raggiungere un determinato scopo senza che tale comportamento sia inscritto nel DNA. L'uomo, con la sua intelligenza di tipo astrattivo, può progettare, innovare, prevedere quali conseguenze porterà una determinata azione, in pratica può pianificare il futuro.
- La simbolizzazione è un'altra caratteristica essenziale della cultura. La capacità simbolica consiste nell'attribuire a un segno, a un suono, a un oggetto un valore, un significato che va oltre il segno, cioè al di là del suo immediato aspetto sensibile.
Rimane un mistero il momento in cui ha avuto origine la cultura. Certamente l'Homo sapiens ha mostrato espressioni di cultura nell'affrescare le grotte; anche Homo neanderthalensis ha rivelato una certa spiritualità quando seppelliva i morti, e l'Homo erectus ha dimostrato capacità di progettazione quando fabbricava le raffinate amigdale.
Qui prenderemo in considerazione quattro fenomeni culturali fondamentali:
- l'industria litica,
- la scoperta del fuoco,
- il linguaggio,
- le espressioni artistiche.
L'industria litica
Per industria litica si intende quell'insieme di oggetti ottenuti dalla lavorazione intenzionale di pietre, provenienti dallo stesso sito.
Le industrie litiche sono utilizzate per definire i differenti periodi che hanno scandito la preistoria: Paleolitico, Mesolitico, Neolitico, a loro volta comprendenti diversi sottoperiodi.
Tabella molto approssimativa dei principali periodi della preistoria
Le diverse industrie litiche non si sono succedute ordinatamente nel tempo, ma si sono sovrapposte anche per lunghissimi periodi. È opportuno precisare che non si tratta di culture, ma di tecniche che sono state impiegate allo stesso modo non solo della stessa specie del genere Homo, ma anche di specie diverse e forse, almeno per quanto riguarda l'Olduvaiano, da generi diversi.
La disponibilità di un oggetto lavorato dà il vantaggio, a chi lo possiede, di accedere con maggiore facilità alle risorse alimentari più sostanziose e ciò facilita la lotta per la sopravvivenza.
Diversi animali usano oggetti per procurarsi il cibo e anche gli scimpanzé sono in grado di fabbricare strumenti; ad esempio, prelevano in piccolo ramo, ne asportano le foglie per poi infilarlo in un termitaio e raccoglierne gli insetti; il ramo, però, non è preparato in anticipo e portato appresso per la ricerca del cibo, né viene conservato dopo l'uso: si tratta di operazione temporanea, non progettata in precedenza, per risolvere una situazione contingente. La lavorazione della pietra richiede capacità intellettive superiori rispetto a quelle possedute da questi animali per riuscire a intuire e immaginare un utensile in una pietra grezza. La scheggiatura di utensili litici costituisce un comportamento che separa gli Ominini dalle grandi scimmie. Servirsi di un utensile per fabbricarne un altro e prevederne la forma è da considerarsi una caratteristica esclusivamente umana, o comunque Hominina.
Paleolitico
Il periodo più antico, il Paleolitico, è suddiviso in inferiore, medio e superiore in base alla progressiva evoluzione delle tecniche di lavorazione della pietra.
Paleolitico inferiore
Il Paleolitico inferiore inizia in Africa circa 2,58 milioni di anni fa, corrispondente al Pleistocene inferiore e si protrae in Europa fino a 150.000 anni fa.
Nel periodo più antico, abbiamo l'industria litica dell'Olduvaiano (dalla gola di Olduvai in Tanzania) o Modo 1, con depositi compresi tra 2.500.000 e 750.000 anni fa. I principali siti si trovano in Tanzania e in Etiopia.
L'utensile più caratteristico di questo periodo è il chopper, un ciottolo di lava, levigato, di forma circa ovoidale, della dimensione di una palla da tennis.
Si ottiene con la tecnica della "pietra scheggiata", cioè con la percussione di un ciottolo con un sasso funzionante da martello, in modo da far staccare una scheggia per ottenere una superficie tagliente. Se il distacco avviene su entrambi i lati si parla di chopping tool.
Più elaborati sono gli strumenti - raschiatoi e punte - ottenuti dalle schegge. Questi utensili sono impiegati per scarnificare le carcasse e poi frantumare le ossa per arrivare al nutriente midollo.
L'industria litica olduvaiana è attribuita a Homo habilis, Homo ergaster, Homo erectus.
Fino a pochi anni fa i reperti più antichi rinvenuti, datati 2,58 milioni di anni, erano associati a faune del Pleistocene inferiore e a resti di Ominini appartenenti a Paranthropus robustus e Homo habilis. Comunemente si attribuisce a Homo habilis la fabbricazione dei primi strumenti, ma fino a poco tempo fa non si conoscevano resti del genere Homo così antichi, perciò o erano prodotti da una specie di Homo non ancora scoperta o si dovevano attribuire a una delle Australopitecine presenti in Africa, che hanno un cervello non molto più grande di quello di uno scimpanzé e in particolare ad Australopithecus garhi, accanto al quale sono stati trovati inequivocabili tracce di macellazione, insieme a strumenti litici.
Nel 2013 è stata trovata, nella regione etiopica dell'Afar, una mandibola del genere Homo risalente a 2,78 milioni di anni fa: era questo l'Ominino che aveva fabbricato i primi strumenti?
A complicare le cose è stato il ritrovamento sulla sponda occidentale del lago Turkana, nel sito di Lomekwi, in Kenya, di un'industria litica risalente a 3,3 milioni di anni fa (Pliocene superiore), costituita da percussori, incudini, chopper, a cui è stato dato il nome di Lomekwiano. In quel periodo circolavano Kenyanthropus platyops, Australopithecus afarensis e Australopithecus deyiremeda perciò, o il genere Homo ha un'origine ancora più antica o si deve supporre che la produzione di strumenti non sia esclusiva del genere Homo.
Sempre nel Paleolitico inferiore, circa 1.500.000 anni fa, si ha una modifica ambientale ed è presente un nuovo Ominino, l'Homo ergaster. A lui si deve l'industria litica africana dell'Acheuleano (Modo 2) più antico, mentre la fase acheuleana più recente si sviluppa in Europa tra 750.000 a 120.000 anni fa, con strumenti prodotti da Homo erectus, Homo heidelbergensis e Homo neanderthalensis, soprattutto in Francia, Inghilterra e Spagna, ricavati da schegge, come raschiatoi e punte.
A differenza del Modo 1, il Modo 2 produce schegge più piccole e il materiale è sempre lavorato su due lati.
Caratteristici sono i bifacciali, strumenti di forma a mandorla (da cui il nome amigdale) o triangolare con due lati taglienti, che evidenziano un'innovazione tecnica nella scheggiatura dei manufatti, un miglioramento rispetto ai periodi precedenti.
Non si è mai riusciti a capire bene a cosa potesse servire una raffinata amigdala con il filo tagliente che gli gira tutt'intorno rendendolo difficile da tenere in mano senza farsi male. Secondo alcuni l'amigdala, legata a un bastone, poteva essere utilizzata come ascia, ma un'attenta osservazione al microscopio, nel punto in cui avrebbe dovuto innestarsi il legno, non ha mostrato segni di usura. Probabilmente l'utensile non aveva una funzione specifica ma veniva impiegato per scopi diversi, secondo le circostanze, oppure era usato come strumento da lancio, ma può anche darsi che non servisse a nulla, era solo uno strumento molto bello, che dava prestigio a chi lo fabbricava. Secondo alcuni autori, la bellezza degli attrezzi acheuleani indica che i costruttori avevano un livello cognitivo maggiore rispetto ai costruttori olduvaiani e che, probabilmente, disponevano di una forma di linguaggio per trasmettere le modalità di fabbricazione.
Paleolitico medio
Il Paleolitico medio (300.000 - 35.000 anni fa), corrispondente a parte del Pleistocene superiore, è contraddistinto principalmente dall'industria litica del Musteriano (Modo 3), che si estende da circa 120.000 a 40/35.000 anni fa in Europa, in Africa e nel Vicino Oriente. Propria dell'Homo neanderthalensis, questa industria consiste nella lavorazione di strumenti in selce ricavati dalle schegge, come i raschiatoi per le pelli, ottenuti con tecniche più avanzate; diminuisce la quantità di asce a mano e aumentano le punte, i raschiatoi, gli attrezzi denticolati. Sono stati trovati anche utensili ricavati da ossa o conchiglie.
Paleolitico superiore
Il periodo si estende da 40.000 anni fa al 10.000 a.C.. Si diffonde l'Homo sapiens che porta una serie di utensili nuovi, differenti e di gran lunga migliori (Modo 4 e 5).
Gli strumenti in pietra erano essenzialmente schegge, ricavate da una pietra preparata con l'impiego di una sorta di scalpello. Queste schegge, chiamate lame, erano più piccole, più appiattite e venivano ritoccate per conferire una determinata forma funzionale; tra queste c'erano vari utensili atti a raschiare e a forare, coltelli appiattiti, scalpelli e numerosi altri arnesi per incidere.
Mediante questi strumenti si cominciò a lavorare su altri materiali, come l'osso e l'avorio per produrre frecce di foggia avanzata, arpioni, ami e anche statuette.
Signora di Brassempouy
Frammento di statuetta in avorio rinvenuto in Francia con età stimata di circa 25.000 anni
Mesolitico
È un breve periodo dell'Olocene antico, compreso tra 10.000 e 8.000 a.C., in cui Homo sapiens introduce la tecnica microlitica con la quale si producono piccole schegge di selce che vengono fissate su manici di osso o di legno, ottenendo lance e arpioni per la caccia e la raccolta dei vegetali. Il Mesolitico è il periodo di transizione fra l'economia di caccia e raccolta e l'economia agricola.
Neolitico
Tra 8.000 e 3.500 a.C., H. sapiens introduce la nuova tecnica della levigatura e la lavorazione di prodotti ceramici.
Durante il Neolitico si compie il lento passaggio a un'economia basata sull'agricoltura e la pastorizia.
Ascia neolitica
La scoperta del fuoco
Il fuoco è un elemento culturale di primaria importanza: l'uomo è l'unico animale in grado di controllare e utilizzare il fuoco.
Secondo le attuali conoscenze, il primo Ominino ad adoperare il fuoco è stato Homo ergaster. Sono state trovate in una grotta del Sudafrica ossa carbonizzate e piante bruciate di un milione di anni, che sarebbero la prova del primo fuoco: strati di cenere suggeriscono una ripetuta accensione di fuochi nello stesso punto della caverna. I siti di 1,5 milioni di anni fa in Kenya non sono dimostrati. Sicuramente a nord di Israele c'è stato un uso continuo e controllato del fuoco a partire da 790.000 anni fa, testimoniato anche dal ritrovamento di diverse pietre focaie.
Nelle aride savane gli incendi provocati dai fulmini sono frequenti ed è proprio da questa familiarità con il fuoco che probabilmente è cominciato il suo utilizzo.
In un primo momento l'uomo potrebbe essersi avventurato nelle aree appena incendiate alla ricerca di animali, semi e tuberi cotti dalle fiamme.
Avrebbe poi raccolto i tizzoni ardenti per accendere il fuoco nei rifugi.
Infine avrebbe imparato ad accenderlo con due metodi:
- percussione di una pietra di selce contro una ferrosa come la pirite, facendo cadere le scintille sull'erba secca; la percussione potrebbe essere una scoperta casuale: producendo strumenti in selce, durante la lavorazione l'uomo avrebbe osservato la comparsa si scintille;
- strofinio rapido con le mani di due pezzi di legno secco, utilizzando come esca foglie ed erbe secche; il bastoncino verticale di legno duro è fatto ruotare rapidamente entro uno di legno tenero finché scocca la scintilla.
La scoperta del fuoco ha portato numerosi vantaggi.
Il fuoco protegge dai predatori tenendoli lontani dai rifugi o dagli accampamenti senza bisogno di arrampicarsi sugli alberi.
Consente di avere luce e calore per addentrarsi ed esplorare nuovi territori, espandendo anche l'attività umana nelle ore notturne.
Può essere utilizzato per la caccia, spingendo gli animali verso trappole.
La carne, esposta al fumo, si conserva più a lungo.
Con la cottura i cibi diventano più teneri, facilmente masticabili e digeribili, ottenendo maggiore energia dal cibo in un tempo breve e l'uccisione di germi e parassiti e la neutralizzazione di alcune tossine. Una recente ipotesi, non ancora confermata, suggerisce che l'uomo potrebbe aver imparato a cucinare i cibi, già 1,8 milioni di anni fa, senza l'uso del fuoco, sfruttando il calore di sorgenti idrotermali. Un indizio potrebbe essere dato dalla riduzione dei denti e della mascella e i muscoli della mandibola, iniziati proprio in quel periodo.
Il cibo cotto facilità la digestione e quindi si riduce l'intestino e la cassa toracica.
La maggiore disponibilità di calorie porta a un rapido sviluppo del cervello, che consuma almeno il 20% delle energia introdotta, e a un aumento della statura.
Il linguaggio
Il linguaggio articolato, proprio degli umani, è la capacità si emettere suoni e di combinarli per esprimere parole indicanti un concetto, un'idea, una cosa, un gesto.
Il linguaggio non lascia alcuna traccia fossile perciò per capire se un Ominino è in grado di parlare è necessario ricorrere a indizi indiretti.
Affinché una specie possa usare il linguaggio, sono necessarie 3 condizioni:
- devono esistere le strutture anatomiche atte alla fonazione;
- il cervello deve possedere i centri nervosi per controllare gli organi della fonazione (area di Broca);
- il cervello deve anche avere i centri nervosi per associare a ciascun suono un significato (area di Wernicke).
Strutture anatomiche
La fonazione è il processo mediante il quale l'aria emessa dai polmoni fa vibrare le corde vocali presenti all'interno della laringe.
Per esprimere suoni modulati, sono indispensabili le strutture elencate nella figura.
A = glottide; B = faringe; C = ugola; D = palato molle (o velo palatino); E = palato duro; F = alveoli; G = denti; H = labbra
Le scimmie antropomorfe hanno la laringe in posizione elevata (tra la prima e la terza vertebra cervicale), subito sotto la lingua, in ogni momento dello sviluppo e l'angolo del tratto vocale è ottuso verso la parte anteriore. Il volume della cavità orale è abbastanza stretto; il palato molle si sovrappone al dorso della lingua in modo da sigillare la cavità orale. La lingua è piatta e sottile e ha poco spazio per muoversi. La respirazione ha luogo solo attraverso il naso e la laringe serve soprattutto a proteggere i polmoni dall'intrusione di materiale estraneo.
Con questa anatomia le scimmie possono bere e respirare simultaneamente ma non possono parlare perché lo spazio per la faringe, che serve a modificare i suoni prodotti dalle corde vocali, è ridotto e perciò qualsiasi tentativo di insegnare loro il nostro linguaggio si è dimostrato vano. Anche l'uso del linguaggio dei sordomuti ha dato scarsi risultati.
Per emettere una serie di suoni articolati come quelli del nostro linguaggio, la laringe deve trovarsi in una posizione abbassata ed è ciò che è avvenuto, attraverso una mutazione genica, nel corso dell'evoluzione (si veda la pagina precedente).
La laringe negli umani è scesa fino all'altezza della sesta/settima vertebra, in corrispondenza della base della lingua. Tale posizione comporta l'allungamento del canale vocale, l'ampliamento della cavità faringea sovrastante, indispensabile per una migliore articolazione dei suoni, e un tratto vocale a forma di L. La lingua è più rotonda e grossa e diventa più mobile, avendo più spazio per muoversi. La respirazione può avvenire attraverso il naso e la bocca, ma la laringe non è più in grado di difendere la trachea dall'intrusione di materiale.
L'abbassamento della laringe si raggiunge in modo completo solo dopo i due anni, perciò i neonati non possono parlare neanche se avessero adeguatamente sviluppati i centri nervosi e le facoltà psichiche. Il neonato, tuttavia, può contemporaneamente bere e respirare, cosa che non è più possibile fare in seguito.
La laringe abbassata è un tratto evolutivo molto svantaggioso perché porta alla condivisione della faringe tra l'apparato digerente e respiratorio; quest'ultimo viene chiuso durante la deglutizione per impedire l'ingresso del cibo nella trachea, ma se l'operazione non viene fatta in modo corretto c'è il rischio di soffocamento, evento non raro. Se si è mantenuta nel tempo una caratteristica così svantaggiosa, significa che deve essere associato a un vantaggio talmente forte da superare qualsiasi effetto negativo.
L'abbassamento della laringe produce anche una curvatura verso il basso della base del cranio. Osserviamo, infatti, che i bambini nascono con una base cranica piatta, che si incurva progressivamente durante lo sviluppo.
(Clicca sull'immagine per vedere altri dettagli)
Area di Broca
L'area di Broca è una parte dell'emisfero cerebrale, generalmente sinistro, situata nella terza circonvoluzione frontale.
Essa elabora mentalmente e meccanicamente il linguaggio, controllando e coordinando i movimenti usati per parlare e cioè i muscoli delle labbra, della mandibola, della lingua e delle corde vocali.
L'area di Broca è connessa all'area di Wernicke tramite un fascio di assoni detto fascicolo arcuato.
Area di Wernicke
L'area di Wernicke è una parte del lobo temporale superiore, generalmente sinistro, del cervello, responsabile della comprensione del linguaggio, cioè la capacità di processare e capire la lingua parlata e scritta.
Nelle scimmie antropomorfe le aree del cervello deputate al linguaggio sono abbozzate, ma le connessione sono poche e manca un omologo dell'area di Broca.
Esaminate le condizioni necessarie per impiegare il linguaggio parlato, vediamo ora quali Ominini le possedevano.
Nelle Australopitecine non è stata riscontrata la curvatura verso il basso della base del cranio.
Di Homo habilis non si possiedono reperti fossili di crani completi per fare una valutazione.
In Homo ergaster/erectus è invece presente una debole curvatura quindi probabilmente possedeva le strutture anatomiche per la fonazione.
Per quanto riguarda la laringe, nell'Australopiteco si trova in posizione elevata e quindi non consente l'articolazione dei suoni.
Un apparato di fonazione moderno con laringe sopra la trachea in modo da poter modulare una gran quantità di suoni apparve circa 300.000 anni fa. Nell'Homo neanderthalensis, l'apparato fonatorio doveva essere paragonabile a quello di Homo sapiens, come sembra confermare il ritrovamento dell'osso ioide, ma alcuni studiosi dubitano che possedesse un linguaggio complesso, e lo stesso vale per l'antico Homo sapiens, che ha continuato ad utilizzare strumenti in pietra grezzi come quelli dei suoi antenati.
Le aree cerebrali deputate al linguaggio non sono rilevabili nei reperti fossili ma si possono studiare le impronte endocraniche, anche se non tutti gli studiosi sono d'accordo sulla loro validità, soprattutto in considerazione del fatto che non forniscono informazioni sulle circonvoluzioni, il cui numero ci darebbe un'indicazione sulla quantità neuronale.
Australopithecus presenta solo un leggero rigonfiamento al posto dell'area di Broca. In Homo habilis le impronte endocraniche dei lobi e delle circonvoluzioni del cervello sembrano essere abbozzate ma non possediamo reperti adeguati per verificare se sono presenti anche le caratteristiche anatomiche necessarie alla fonazione.
Da Homo ergaster in poi le aree del linguaggio sembrano essere presenti.
In base alle suddette considerazioni, per alcuni studiosi il linguaggio articolato sarebbe comparso in un tempo relativamente rapido solo 40.000 anni fa nel moderno Homo sapiens con l'esplosione della cultura, o al massimo 150 - 200.000 anni fa, anche perché prima di tale periodo non sono presenti chiare manifestazioni simboliche, come le rappresentazioni artistiche. In realtà sono state trovate figure antiche di almeno 65.000 anni fatte da Homo neanderthalensis.
Altri, invece, prendendo in considerazione i modelli di vita degli Ominini, propendono per una datazione molto più antica per la comparsa di qualche forma di comunicazione, che si è evoluta in modo graduale a partire da due milioni di anni fa, seguendo l'evoluzione del cervello.
Un primo elemento da considerare è il fuoco. Quando l'Homo ergaster e i suoi discendenti si riunivano attorno al fuoco per scaldarsi, illuminare i loro ripari o spartirsi le prede, è ipotizzabile che comunicassero al gruppo e soprattutto ai giovani le loro conoscenze sulle tecniche di caccia, sulla posizione delle fonti di cibo e sulle loro esperienze, attraverso gesti e versi.
Un secondo elemento è la fabbricazione di strumenti e utensili. L'utensile richiede che si formi un'idea di ciò che vuole realizzare, non è un semplice strumento come un sasso che lo scimpanzé usa per rompere le noci. Innanzitutto occorre trovare una pietra delle dimensioni adatte, serve poi uno strumento per modificare la pietra, occorre conoscere l'angolatura più appropriata per elaborarlo e calibrare l'energia per non frantumarlo. Questa sequenza ordinata di operazioni richiede un'attività intellettiva non indifferente. Inoltre, tale capacità non è trasmessa geneticamente ma deve essere appresa dalle generazioni precedenti e insegnare alla prole o ad altri membri del proprio gruppo come produrre tali strumenti sarebbe stato difficile senza l'aiuto di una qualche forma di linguaggio.
Anche la caccia è un fattore importante. Per organismi esili come gli Ominini, rispetto ai grandi predatori e ai grossi erbivori, la selezione avrebbe favorito coloro che possedevano rapide modalità di comunicazione ed efficaci strategie di caccia condivise con il clan.
Ci sono infine le migrazioni e la capacità di sopravvivenza nei nuovi ambienti, che richiedevano grandi capacità intellettive e che dovevano essere sostenute da sistemi comunicativi articolati.
Concludendo, sembra che le capacità linguistiche siano uniche negli esseri umani e che siano comparsi dopo la separazione dagli altri Primati, fornendo una serie di indubbi vantaggi e il presupposto per la simbolizzazione, elemento chiave della cultura umana.
Le espressioni artistiche
L'arte è la più alta forma di espressione culturale che l'uomo abbia prodotto. Si riconosce il valore artistico di un oggetto quando non ha un'evidente utilità pratica ma mostra una valenza simbolica.
La Preistoria è un periodo compreso tra il Paleolitico e l'età del bronzo, ma solo nel Paleolitico superiore compaiono le prime produzioni figurative, quando vivevano le specie Homo neanderthalensis e Homo sapiens.
Generalmente le espressioni artistiche sono attribuite a H. sapiens, ma in caverne di La Pasiega, Maltravieso, Ardales, in Spagna, sono state individuati disegni di 65.000 anni fa (datazione non confermata), prima dell'arrivo di H. sapiens in Europa e perciò dovrebbero essere attribuiti a H. neanderthalensis. Nella grotta sono state trovate conchiglie per mescolare i colori (nero e ocra) e nelle pareti vi sono rappresentati animali, disegni geometrici e mani; la più antica raffigurazione è una mano datata 66.000 anni fa.
Paleolitico
Il Paleolitico inizia 2,5 milioni di anni fa ma le prime espressioni artistiche sono molto più tardive. Le bellissime amigdale comparse circa 450.000 anni fa, sono strumenti litici con i bordi taglienti su tutti i lati, utilizzate per la caccia, che presentano un gusto estetico che va oltre la loro funzione.
In questo periodo l'uomo vive di caccia, pesca e raccolta e si sposta per seguire la selvaggina. Per ripararsi dal freddo occupa grotte naturali all'interno delle quali sono state rivenute, nelle zone più profonde - quindi non destinate all'abitazione -, magnifiche pitture rupestri, dipinti realizzati da sciamani o stregoni, con le dita, con penne di uccello, pennelli rudimentali, impiegando colori naturali molto vivaci come il carbone, l'ocra rossa e gialla, impastate con grasso animale e sangue.
In esse sono rappresentate prevalentemente scene di caccia e, vista la collocazione, avevano una funzione magico-rituale con lo scopo di propiziarsi la cattura delle prede che venivano raffigurate: mammut, bisonti, cavalli, cervi ecc., rappresentati in modo molto naturale e preciso, che non ha nulla di primitivo. Mancano figure naturalistiche come alberi e fiori e sono rare anche le figure umane (femmine, guerrieri, stregoni), che sono semplicemente abbozzate.
Questo è quanto riportato nei manuali di storia dell'arte, ma non tutti sono d'accordo. Intanto le specie rappresentate non sono quasi mai quelle venivano cacciate, piuttosto sono quelle abitualmente viventi nel territorio. Inoltre, non sembrano animali spaventati o in fuga, ma hanno un atteggiamento tranquillo. Nelle pitture non sarebbero dunque rappresentate scene di caccia.
La pittura più antica (a parte quella citata all'inizio) è stata recentemente trovata in una grotta calcarea nell'isola di Sulawesi in Indonesia e risale a 45.500 anni fa, almeno 20.000 anni più vecchia rispetto alle pitture europee. In essa è rappresentato un cinghiale (Sus celebensis) tipico dell'isola.
In Europa è famosa la Grotta di Chauvet, risalente a 35 - 32.000 anni fa, in cui sono rappresentate immagini di animali come stambecchi, leoni, orsi, mammut ecc., dove è utilizzata una prima forma di prospettiva sfruttando le asperità della roccia.
Nelle Grotte di Lascaux (Francia sudoccidentale) troviamo i più famosi dipinti della preistoria, datati circa 18 - 16.000 anni fa, come il toro, alto 5 metri. Per la sua bellezza, questa grotta è stata soprannominata "la Cappella Sistina preistorica".
Un'altra importante cavità dipinta è la Grotta di Altamira, nella Spagna settentrionale, datata a circa 18.500 - 14.000 anni fa. Vi sono raffigurati diversi animali fra cui cavalli, capre e bisonti (nella foto).
In Somalia sono presenti grotte con le più antiche pitture africane (11.000 - 5.000 anni fa) in cui sono raffigurati mucche e anche cani e giraffe e in Brasile ci sono pitture rupestri datate 25.000 anni fa, che potrebbero retrodatare la presenza dei popolazioni in America.
Di particolare interesse sono le mani dei nostri antenati. Le impronte sono prodotte premendo le mani intinte di colore sulla parete oppure, dopo averle appoggiate sulla roccia, si spruzza il colore con la bocca o con una cannuccia ricavata da un osso, ottenendo in questo modo l'impronta negativa, o ancora tracciando il contorno con un dito. Tra le grotte più famose citiamo la Cueva de las Manos (vedi foto), nella Patagonia argentina (13.000 - 9.500 anni fa) e ancora una volta la grotta di Chauvet.
Le incisioni rupestri, o petroglifi, sono raffigurazioni prodotte incidendo la roccia con un materiale duro e appuntito e appaiono ben visibili quando la luce radente colpisce la roccia, mettendo in evidenza la depressione.
Tra i siti più noti ricordiamo le incisioni delle Grotte dell'Addaura (14.000 - 8.000 anni fa) sul monte Pellegrino, in provincia di Palermo. Oltre alla presenza di numerose figure di uomini e animali, in questo sito spicca una sequenza con un gruppo di personaggi disposti in circolo, intorno a due figure centrali con il corpo fortemente inarcato all'indietro.
Di particolare bellezza sono le figure femminili, piccole sculture tondeggianti incise con punte acuminate su pietra, osso, avorio e corno. L'esasperazione di alcune parti del corpo (seno, fianchi, ventre) fa supporre che avessero uno scopo propiziatorio legato al culto della fecondità, che si estende anche alla necessità di avere un terreno produttivo.
Le più famose sono la Venere di Willendorf (25.000 anni fa) in pietra calcare, alta 11 cm (foto a fianco); la Venere di Brassempouy (25 - 23.000 anni fa) scolpita su avorio di mammut, alta 3,65 cm (foto sopra nel paragrafo dell'industria litica); la Venere di Dolní Věstonice (29 - 25.000 anni fa) in ceramica, alta 11 cm.
Neolitico
Nel Neolitico (8.000 - 3.000 a.C.) l'uomo cessa il nomadismo e, diventando sedentario, comincia a praticare l'agricoltura e la pastorizia.
L'arte assume un carattere più decorativo, si sgancia dal mondo religioso e invece dello stregone abbiamo la figura del sacerdote.
Nelle pitture rupestri scompaiono le scene di caccia a carattere propiziatorio, sostituite da scene di vita quotidiana, come il lavoro nei campi e il pascolo del bestiame e appaiono forme geometriche astratte e simboli misteriosi. Anche le figure umane sono più stilizzate.
In Val Camonica (Bs) sono state trovate almeno 140.000 petroglifi (ma forse sono molte di più) fatte con la tecnica della percussione o del graffito in un arco di 8.000 anni, a partire dal Paleolitico superiore fino all'arrivo dei romani. Nei petroglifi sono rappresentate figure antropomorfe, forme umane, scene di caccia e di battaglia, episodi di vita rurale, carri trainati da cavalli, elementi simbolici.
In questo periodo viene inventata la ceramica cuocendo oggetti l'argilla in forni scavati nel terreno. Si producono utensili domestici, vasi e anfore decorati con motivi geometrici (triangoli, spirali, linee) o con figure umane stilizzate, impressi quando l'argilla è ancora fresca. (Nella foto una ceramica trovata in Svezia)
Verso la fine del Neolitico sorgono le prime costruzioni megalitiche destinate al culto: i menhir sono grandi blocchi conficcati nel terreno indicanti un luogo sacro o una sepoltura; i dolmen, formati da due blocchi di pietra verticali e uno orizzontale sovrastante come copertura, sono tombe collettive o di eroi; i cromlech sono costituiti da grosse pietre disposte in cerchi concentrici che servivano per l'osservazione astronomica o per riti religiosi.
I megaliti sono diffusi in Europa, Italia compresa, nel Nord-Africa e nel Medio Oriente.
Stonehenge
Età dei metalli
Nel periodo successivo all'età della pietra inizia l'età dei metalli (4.000 - 500 a.C.).
In questo periodo vengono scoperti e impiegati i metalli: rame, bronzo e ferro, da cui derivano i corrispondenti nomi dei periodi.
I primi strumenti metallici sono di rame (tra il Neolitico e l'età del bronzo), che però si è dimostrato poco duraturo, perciò dal terzo millennio a.C. si è cominciato ad adoperare il bronzo, una lega di rame e stagno, che è un materiale duttile, malleabile e più resistente del solo rame.
Il bronzo è utilizzato per produrre armi da caccia e da guerra, oggetti per la cura della persona e attrezzi da lavoro.
Con questo periodo si conclude la preistoria e inizia la protostoria con l'età del ferro (1.200 a.C.).