Gli Ominini possiedono caratteristiche peculiari che li distinguono dalle scimmie antropomorfe. In particolare presentano:
- stazione eretta,
- cervello di grandi dimensioni,
- ridotto dimorfismo sessuale.
Come abbiamo visto in precedenza, queste caratteristiche non sono comparse contemporaneamente e all'improvviso ma si sono affermate progressivamente nel corso della storia evolutiva dei Primati e si sono affinate in massimo grado nella nostra specie.
Acquisizione della stazione eretta
La stazione eretta rappresenta uno dei caratteri che distinguono gli Ominini dalle altre scimmie ed è un requisito necessario per inserire un organismo fossile nella nostra linea evolutiva.
La stazione eretta ha due componenti fondamentali: la verticalità del tronco e l'andatura bipede.
Abbiamo visto nella pagina precedente che alcuni Primati possono assumere una postura eretta e sono in grado di camminare su due zampe per un certo periodo mantenendo però le ginocchia semiflesse, ma solo gli esseri umani possono restare eretti per molto tempo con l'articolazione delle ginocchia in estensione completa, con un dispendio minimo di energia muscolare e di camminare a grandi passi.
Tradizionalmente si attribuisce l'acquisizione del bipedismo a un cambiamento del clima, che divenne più freddo e asciutto, riducendo progressivamente le foreste. Infatti, alla fine del Miocene, circa 7,5 milioni di anni fa, lo spostamento delle placche litosferiche creò una frattura, la Grande Rift Valley (nella foto sotto), che separò la parte occidentale, dove continuarono a lussureggiare le foreste, dalla parte orientale, dove l'inaridimento per una diminuzione delle piogge portò alla formazione delle savane.
A ovest, perciò, continuarono a sopravvivere le scimmie legate all'ambiente arboricolo che hanno dato origine ai moderni scimpanzé e gorilla. A est, invece, si sarebbero evoluti gli Ominini, stimolati dal nuovo ambiente tutto da esplorare, anche se pieno di pericoli.
Questa visione tradizionale è stata smentita da ritrovamenti di fossili dei nostri progenitori anche in ambienti con specie animali e vegetali adattate all'ambiente forestale caldo-umido. Inoltre ci sono evidenze che tra 2.5 e 6 milioni di anni fa erano ancora prevalenti le foreste, perciò l'assunzione dell'andatura bipede è avvenuta prima che ci fosse stato un cambiamento ambientale. Si tratterebbe di un preadattamento, cioè una caratteristica già nata nella foresta, potendo essere utile per portare cibo ad altri membri del gruppo, per affermarsi in modo completo in ambienti di savana dove ha portato una serie di vantaggi, descritti più avanti.
In genere la stazione eretta e il bipedismo si fanno apparire subito dopo la separazione tra la linee evolutive di uomo e scimpanzé, circa 6 milioni di anni fa, ma la recente scoperta in Germania di Danuvius guggenmosi, un Primate di 11,6 milioni di anni fa, con tratti umani e scimmieschi e arti inferiori adatti a una locomozione bipede, la fa retrocedere di alcuni milioni di anni.
Anche Morotopithecus bishopi, un primate arboricolo vissuto circa 21 milioni di anni fa in Uganda, sembra avesse la possibilità di assumere la posizione eretta, ma potrebbe trattarsi di un caso di convergenza evolutiva.
All'inizio la stazione eretta e il bipedismo si sono affiancati alla locomozione arboricola senza sostituirla, come nei generi Ardipithecus e Astralopithecus.
L'affrancamento dalle foreste, con il conseguente "bipedismo obbligato", si ha probabilmente con il genere Homo circa 2,5 milioni di anni fa.
La stazione eretta ha comportato un complesso di adattamenti fisiologici e scheletrici che hanno coinvolto l'intero organismo.
- Spostamento del foro occipitale in avanti.
- Modifiche nella dentatura.
- Cambiamento della forma della cassa toracica.
- Acquisizione di curvature da parte della colonna vertebrale.
- Modifiche delle ossa dell'anca.
- Arti scapolari più corti e modifica della mano.
- Arti pelvici più lunghi di quelli toracici.
- Modifiche dell'articolazione del ginocchio e dell'angolatura del femore.
- Modifiche delle ossa del piede.
Spostamento del foro occipitale in avanti
L'acquisizione della stazione eretta ha comportato la modifica della posizione e dell'orientamento del foro occipitale (foramen magnum) che mette in comunicazione la cavità che ospita il cervello con il canale vertebrale.
Esso si è spostato in avanti insieme ai condili che si trovano ai suoi lati per equilibrare il peso della testa, spostando all'indietro il centro di gravità della testa rispetto alle scimmie antropomorfe, grazie anche alla riduzione dei denti, della mascella e mandibola e dei muscoli della masticazione - che vediamo subito dopo - così da cadere più vicino alla faccia anteriore della colonna vertebrale.
In posizione eretta il centro di gravità del corpo ricade nell'area circoscritta dai piedi. In questo modo le forze si scaricano dalla colonna vertebrale fino all'osso sacro che, essendo basso e robusto, le trasmette alle anche e poi agli arti inferiori, mentre nei quadrupedi il peso si scarica in modo più o meno uniforme sugli arti anteriori e posteriori.
Con lo spostamento del foramen, la testa poggia sull'atlante (prima vertebra cervicale), con un angolo che nell'uomo varia tra 0° e 15° mentre negli altri Primati attuali supera raramente i 40°. Nei Carnivori, invece, il foro occipitale è posteriore, con un angolo di circa 90°.
Con la nuova posizione, il cranio ha acquisito un'espansione della parte posteriore o occipitale, fornendo un maggiore spazio a disposizione per l'accrescimento del cervello, permettendo un aumento di volume - e quindi di peso - che nella condizione precedente non sarebbe stato possibile.
Contestualmente si ha un maggiore sviluppo del neurocranio rispetto allo splancnocranio - con tendenza alla riduzione della mandibola - e una riduzione sensibile dei muscoli del collo, che non devono più sopportare uno sforzo elevato per sostenere la testa e anche la riduzione delle aree di attacco muscolare nel cranio e nelle spine delle vertebre cervicali.
Modifiche nella dentatura
Come detto sopra, la riduzione dello splancnocranio e quindi della mandibola e della mascella, comporta la modifica della dentatura.
Lo spostamento degli Ominini dalla foresta alla savana ha indotto una modifica del regime alimentare.
Nella foresta il cibo costituito da frutti, foglie e bacche, cioè alimenti generalmente molli, è abbondante mentre nella savana le risorse vegetali sono scarse in quantità e qualità, con prodotti duri come i semi delle Graminacee e la chitina degli Insetti.
Con questa dieta, i molari diventano sempre più grossi mentre i canini si riducono. Nella savana però si può contare sulla preziosa fonte di proteine animali. I più antichi Ominini non cacciavano ma occasionalmente potevano consumare piccole prede o sfruttare le carogne lasciate dai predatori. Solo successivamente si dedicarono alla caccia.
I denti degli umani diventano più piccoli rispetto ai generi precedenti, sono tutti più o meno della stessa grandezza, non vi sono differenze di genere e lo smalto è più spesso di quello delle antropomorfe. In una mandibola gracile come la nostra, non ci sarebbe lo spazio per grandi denti, ma anche denti piccoli fanno fatica a starci: non essendo diminuito il numero, i denti tendono spesso ad accavallarsi.
La riduzione non sarebbe direttamente collegata all'uso del fuoco per la cottura del cibo, perché iniziata in un periodo anteriore, anche se alcuni ritengono che fosse già praticata la cottura in sorgenti calde.
I denti sono disposti su un'arcata dentaria di forma parabolica, mentre nelle scimmie antropomorfe hanno dimensioni maggiori (soprattutto i canini) e l'arcata dentaria ha la forma di una U, cioè con canini, premolari e molari disposti su due file parallele; i canini sono grandi e si sovrappongono ai denti dell'arcata opposta, impedendo i movimenti laterali durante la masticazione. I canini della nostra specie sono ridotti, non si sovrappongono e la mandibola può spostarsi lateralmente con movimenti che favoriscono la triturazione del cibo. La riduzione tuttavia è stata abbastanza tardiva perché, servendo anche da difesa, se si fossero ridotti prima di essere in grado di fabbricare strumenti per combattere, gli Ominini avrebbero incontrato difficoltà nella sopravvivenza.
Nelle scimmie antropomorfe, ma anche negli Ominini più antichi, è ancora presente il diastema, uno spazio fra incisivi e canini che consente l'incastro delle arcate dentarie e l'incrocio dei canini. Nell'uomo questo spazio non esiste proprio perché i denti, e soprattutto i canini, si sono ridotti di dimensioni.
(Crediti:
Chartep
CC BY-SA 4.0 - modificato)
Il potente apparato masticatore nelle scimmie richiede un insieme di muscoli potenti ed estesi che nel caso del gorilla e in alcune forme di Australopitecine trovano inserzione sulla cresta sagittale, mentre nell'uomo i muscoli dell'apparato masticatore sono molto più ridotti.
La riduzione dei denti e dei muscoli masticatori ha reso necessaria la preparazione di molti cibi troppo duri da masticare e quindi lo sviluppo di strumenti atti alla loro lavorazione.
Cambiamento della forma della cassa toracica
Negli umani le braccia non servono più per la locomozione perciò la gabbia toracica assume una forma a botte. Nelle scimmie antropomorfe, invece, il torace ha la forma a imbuto rovesciato perché le braccia vengono impiegate nella locomozione.
Acquisizione di curvature da parte della colonna vertebrale
Tutti i Primati presentano una curvatura all'indietro della colonna vertebrale nella zona toracica.
Per assorbire elasticamente gli urti durante la deambulazione e per arretrare il centro di gravità, nel corso dell'evoluzione si sono formate 4 curvature in avanti sul piano sagittale che conferiscono alla colonna vertebrale umana una forma a S: lordosi cervicale, cifosi dorsale, lordosi lombare, cifosi sacro-coccigea.
Modifiche delle ossa dell'anca
Le ali iliache del bacino umano si sono girate in avanti e allungate, mentre il resto del bacino si è raccorciato, formando una pelvi più corta e più ampia rispetto alle altre scimmie.
Con l'espansione laterale delle ali dell'ileo (parte superiore dell'anca), si ha una specie di catino per contenere e sostenere i visceri. In particolare, l'ileo offre una maggiore superficie di inserzione ai muscoli glutei: nell'uomo sono maggiormente sviluppati, con una disposizione a ventaglio, perché sostengono lo sforzo maggiore nella stazione eretta e conferiscono spinta ed equilibrio, mentre nelle scimmie sono sviluppati i muscoli delle cosce, che sostengono lo sforzo maggiore nel tenere le zampe posteriori semiflesse.
Questi cambiamenti nella forma della pelvi hanno ridotto la distanza tra la zona di inserzione del sacro con la colonna vertebrale e l'articolazione ileo-femorale perciò il peso del tronco viene trasmesso efficacemente agli arti inferiori aumentando la stabilità, mentre nelle scimmie, con il bacino stretto e lungo, la colonna vertebrale si viene a trovare lontana dalle articolazioni degli arti posteriori.
Arti scapolari più corti e modifica della mano
Per quanto riguarda gli arti superiori, essi si accorciano rispetto a quelli pelvici, non servendo più per spostarsi. La torsione dell'omero ha un angolo molto elevato e questo aspetto facilità l'attività strumentale.
La mano si modifica, come abbiamo spiegato nella pagina precedente.
Aggiungiamo qui le possibilità di movimento delle mani:
- opposizione del pollice,
- prensione, cioè la capacita di flettere le dita verso il palmo,
- convergenza, la capacità di avvicinare le dita tra loro,
- divergenza, capacità di allontanare le dita.
Arti pelvici più lunghi di quelli toracici
Le gambe umane, rispetto alle scimmie antropomorfe, sono più lunghe delle braccia perché sono usate per camminare e non più per arrampicarsi. La metà inferiore del corpo, con l'allungamento e l'ingrossamento del femore, diventa perciò più robusta della superiore per sostenere il peso del corpo e abbassare il centro di gravità.
Modifiche dell'articolazione del ginocchio e dell'angolatura del femore
Con la stazione eretta si modifica l'articolazione del ginocchio. Nelle scimmie antropomorfe il femore è dritto, mentre negli umani è inclinato verso la parte mediale e forma un'angolatura obliqua verso l'esterno rispetto al ginocchio.
Con il femore allungato e la particolare inclinazione, il ginocchio si viene a trovare sotto il tronco e vicino alla linea di azione del peso corporeo e, inoltre, permette l'estensione completa della gamba durante la locomozione.
Modifiche delle ossa del piede
Il piede umano assume la funzione di appoggio nel terreno e fornisce una spinta propulsiva durante la locomozione, mentre perde la funzione prensile.
Per favorire questa nuova abilità, unico tra i Primati, l'uomo non ha più l'alluce divergente e opponibile, poiché non deve più afferrare i rami, e si è rimpicciolito, disponendosi in linea con le altre dita del piede, che hanno mobilità ridotta.
Per attutire l'impatto con il terreno e distribuire il peso corporeo, il piede umano assume due curvature plantari (longitudinale e trasversale) in modo da avere l'appoggio su tre punti: calcagno (che è grande e molto robusto), metatarso, estremità dell'alluce.
Scomparsa dell'estro
Oltre alle modificazioni anatomiche, vale la pena accennare a una variazione fisiologica presente nelle donne moderne: la scomparsa dell'estro.
Nella maggior parte dei Mammiferi placentati è presente l'estro, che consiste in una serie di cambiamenti fisiologici indotti da ormoni che si manifestano con segni esteriori e con il desiderio irrefrenabile di accoppiarsi. Negli scimpanzé, ad esempio, l'estro è esibito da un turgore diffuso e da un arrossamento dell'area genitale che rivela la disponibilità all'accoppiamento.
L'estro garantisce che l'accoppiamento porti alla fecondazione e quindi alla nascita di figli. Non è importante il numero di figli ma fare in modo che la discendenza arrivi alla maturità riproduttiva per generare a sua volta una prole.
La femmina umana, invece, a differenza degli altri Primati non ha l'estro e può accoppiarsi in ogni momento senza che necessariamente nascano figli, ma è fertile solo per un determinato periodo della vita, cioè dalla pubertà alla menopausa, per cui la donna diviene sterile per quasi metà della sua vita adulta.
Questo sembra uno svantaggio dal punto di vista evolutivo se considerato a sé stante, ma se la mutazione si è conservata deve avere complessivamente una connotazione positiva.
Una simile caratteristica può essersi fissata nel corso dell'evoluzione solo a condizione che vi fosse una forte interazione mutualistica tra i membri della comunità. Il mutuo appoggio fa sì che le femmine durante il loro periodo sterile contribuiscano a incrementare la nuova generazione ben più che se continuassero a partorire figli fino alle soglie della vecchia.
Supponiamo che una femmina di qualche Ominino nasca con questa mutazione. Esteriormente non presente i tipici segni quando è nel periodo fertile e quindi non richiama il maschio dominante, ma può accoppiarsi con quei maschi a cui è consentito quando la femmina non è in calore. Tra i figli avuti da questo rapporto, qualche femmina può avere ereditato la mutazione, che a sua volta la trasmette alla sua discendenza.
Di fatto la femmina opera una selezione nel confronto di maschi meno aggressivi perché se è disponibile per un periodo maggiore rispetto all'estro, la competizione si fa più ridotta.
In questa particolare situazione, perché i figli possano sopravvivere, si deve instaurare un nuovo rapporto tra la coppia: non è più il gruppo nel suo insieme, controllato dal maschio dominate, a prendersi cura delle femmine e dei piccoli, ma il maschio che ha fecondato la femmina, in un nuovo legame monogamo, provvede alla sopravvivenza dei piccoli, andando a ricoprire un nuovo ruolo sociale.
La stazione eretta in questa condizione risulta vantaggiosa perché con gli arti superiori liberi il maschio può portare il cibo alla madre e ai piccoli che sono al sicuro nel rifugio, cominciando così a collaborare con le femmine.
Ipotesi sul bipedismo
Vantaggi …
L'acquisizione della stazione eretta e del bipedismo ha portato molti vantaggi.
- Avvistamento dei pericoli.
- Avere le mani libere per altri scopi.
- Termoregolazione.
- Efficienza nella locomozione al suolo.
Avvistamento dei pericoli
L'andatura eretta in un ambiente di savana alberata consentiva di vedere a maggiore distanza, sopra l'erba alta, in modo da avvistare in tempo utile gli eventuali predatori e avere un maggiore controllo del territorio.
Avere le mani libere per altri scopi
Il bipedismo lascia liberi gli arti anteriori, che possono essere usati per la raccolta delle bacche in cima agli arbusti, per manipolare il cibo e portarlo alla bocca, il cibo poteva essere trasportato da grande distanza alle femmine e ai piccoli, rimasti nei rifugi, in modo efficace, cosa impossibile a un animale quadrupede, che può portarlo solo in bocca. Le mani, inoltre possono essere adoperate per manipolare strumenti o fabbricarli. Si è osservato che gli scimpanzé usano sempre la stazione eretta mentre si alimentano di frutti di alberi piccoli perché si possono spostare più rapidamente da un albero all'altro senza interrompere la raccolta dei frutti.
Un'obiezione a questa ipotesi è che il bipedismo è stato acquisito prima del cambiamento di regime alimentare e molto prima dell'elaborazione di strumenti in pietra.
Termoregolazione
Nella savana aperta gli Ominini sono maggiormente esposti ai raggi solari rispetto alla foresta. La stazione eretta consente un'importante riduzione dell'esposizione solare, che interessa soprattutto la testa e le spalle, ma non più il dorso, perciò si assorbe meno calore. La posizione eretta determina anche un aumento dell'esposizione del corpo al vento, tenendolo lontano dal suolo, così si dissipa più calore.
Contestualmente si ha la diminuzione dei peli sul corpo. Nei quadrupedi la pelliccia protegge efficacemente dal calore, mentre negli Ominini diventa superflua e si concentra soprattutto sul capo e sulle spalle. Un vantaggio della diminuzione dei peli è anche la riduzione della possibilità di attacco dei parassiti e delle malattie portate da questi Insetti.
Efficienza nella locomozione al suolo
In apparenza la locomozione bipede sembra meno vantaggiosa di quella quadrupede; in realtà i costi energetici non sono molto diversi e camminando lentamente si ha un risparmio energetico del 30% e soprattutto consente di camminare più a lungo e con meno fatica, favorendo l'esplorazione di ampi territori e facilitando la raccolta del cibo in ambienti pianeggianti. In caso di caccia di animali di grosse dimensioni o di fuga da un predatore, gli uomini possono contare sulla corsa di resistenza sfruttando la possibilità di disperdere il calore mediante la sudorazione, che non è possibile nei quadrupedi della savana che perciò a un certo punto sono costretti a fermarsi.
… e svantaggi
Come si è accennato più volte, l'evoluzione non produce organismi perfetti, ma più adatti a un certo ambiente in un determinato momento storico, perciò alcuni adattamenti portano anche degli svantaggi.
La stazione eretta comporta uno spostamento in alto del baricentro, perciò l'individuo si trova in una posizione instabile e per questo è necessaria una spesa energetica per mantenere l'equilibrio e, riducendo la base di appoggio, è più facile cadere.
Gli adattamenti al suolo hanno ridotto la capacità di arrampicarsi sugli alberi.
Ci sono inoltre dei rischi, come l'immobilità in caso di frattura di una gamba, distorsioni di ogni tipo, ecc.
La trasformazione della colonna vertebrale da arco a S è utile per ammortizzare gli urti durante la deambulazione, ma comporta frequenti problemi alla schiena: dolori, una maggiore fatica a portare i pesi, il formarsi di ernie al disco, lo schiacciamento delle vertebre, la scogliosi.
Negli arti inferiori possono comparire le vene varicose, la sciatica, la rottura del menisco e dei legamenti, problemi alle ginocchia dove, insieme ai piedi, si scarica il peso del corpo. Nella posizione eretta l'articolazione dell'anca è sottoposta a usura maggiore.
La nuova posizione ha comportato la modifica del canale del parto con la conseguente difficoltà e dolorosità della nascita dei piccoli, che hanno il cranio grande. Per questo la prole umana nasce più immatura rispetto alle scimmie antropomorfe.
La scomparsa dei peli ha richiesto la necessità di coprirsi quando gli uomini si sono spostati in climi freddi.
L'intestino si è spostato verso il basso, formando un intrico che può portare alla formazione di ernie inguinali.
I denti, pur essendo diventati più piccoli, trovano difficoltà a farsi spazio in una mandibola che non si è sviluppata al pari del resto del cranio, perciò spesso è necessario estrarre i denti del giudizio, che si guastano facilmente e possono spingere gli altri denti, facendoli accavallare.
I seni mascellari si aprono verso l'alto anziché in avanti come nei quadrupedi, perciò il muco ristagna.
Come si vede, l'elenco è purtroppo molto lungo.
Aumento delle dimensioni cerebrali
L'aumento delle dimensioni del cervello è una delle tendenze più importanti nell'evoluzione dei Primati.
La capacità cranica dell'uomo è di circa 1300-1450 cc, mentre nelle scimmie antropomorfe non supera i 700 cc.
Non è la dimensione assoluta della massa cerebrale però che conta, ma il rapporto con il peso corporeo: gli elefanti hanno un grande cervello ma, in relazione al peso corporeo, negli umani il valore è nettamente superiore, così come nel confronto con le altre specie.
Confronto tra crani di Primati (Crediti:
Christopher Walsh
- CC BY 2.5)
Il cervello non aumenta in modo omogeneo in tutte le sue parti, ma si sviluppa particolarmente l'area temporale che controlla il linguaggio e la parte frontale, cioè l'area associativa e del pensiero logico. La neocorteccia presenta numerose pieghe e circonvoluzioni per ampliare la superficie e aumentare il numero di circuiti nervosi e connessioni necessaire per fornire risposte elaborate agli stimoli ricevuti e per prevedere e programmare una determinata azione e proporre soluzioni nuove e alternative. Lo sviluppo di nuovi circuiti è favorito dall'infanzia prolungata, e quindi del gioco, consentendo di sperimentare nuove situazioni.
Cervelli di uomo e scimpanzé (Crediti:
Todd Preuss
- CC BY 2.5)
Per fare spazio a queste aree la calotta cranica si arrotonda e si allunga, e in particolare le ossa frontali e parietali si alzano, così che l'uomo moderno ha una fronte ben evidente, mentre nelle scimmie è sfuggente, con un toro sopraorbitario ben delineato e, nel caso del gorilla maschio, anche una cresta sagittale per l'inserzione dei muscoli masticatori.
Allo sviluppo del neurocranio corrisponde una riduzione dello splancnocranio: il naso diventa evidente perché la faccia ortognata è priva della prominenza del mascellare; nelle scimmie il mascellare è invece prominente, perciò prognato. La mandibola è gracile, munita di mento mentre le scimmie ne sono prive, e dotata di ampie possibilità di movimento.
Tre fattori possono aver influito sull'aumento delle dimensioni cerebrali.
- L'intelligenza sociale, cioè la capacità di relazionarsi in modo appropriato con gli altri individui del gruppo, che costringe all'osservazione e all'interpretazione dei comportamenti altrui e agire di conseguenza.
- Il cambiamento climatico: in un ambiente sottoposto a continue oscillazioni tra umido e secco, avvenuto soprattutto 1 - 2 milioni di anni fa, la specie deve avere la possibilità di trovare repentine strategie di adattamento per sopravvivere e ciò è facilitato se si possiede un grande cervello.
- La ricerca del cibo: le specie frugivore hanno bisogno di un impegno maggiore nella ricerca del cibo e quindi di un cervello più grande.
- Il cambiamento di dieta, che si arricchisce di proteine e lipidi, consente l'aumento della massa cerebrale, in quanto il tessuto cerebrale è costoso in termini di consumi energetici, sia nelle fasi di sviluppo che durante il suo normale funzionamento; pur rappresentando il 2% del peso corporeo in un uomo moderno, il cervello necessita del 20% delle risorse energetiche dell'organismo. Il miglioramento è stato favorito dall'uso degli strumenti che, inizialmente dedicati allo scavo e alla lavorazione dei vegetali, diventarono fondamentali per la caccia.
È necessario fare un'importante precisazione. Non sempre la dimensione del cervello guida la complessità del comportamento e non sempre rappresenta un vantaggio evolutivo. Vedremo, infatti, più avanti che alcuni Ominini recenti, pur avendo un cervello piccolo, mostrano una complessità di comportamenti analoga a quella di Homo sapiens.
Riduzione del dimorfismo sessuale
Il dimorfismo sessuale, diffuso negli animali a riproduzione sessuata, è il grado di differenziamento di misure e forme tra individui di sesso diverso in una specie. Esso può riguardare caratteristiche sessuali primarie e secondarie.
Per quanto riguarda i Primati, gli antenati degli Ominini avevano un dimorfismo nella taglia corporea e nei canini. Nelle attuali scimmie antropomorfe è assai evidente il dimorfismo nelle dimensioni corporee, soprattutto nei gorilla, dove i maschi possono pesare anche il doppio delle femmine. Le Australopitecine mantengono ancora un dimorfismo nella taglia. Nel genere Homo, invece, tende a ridursi e si manifesta nelle diverse dimensioni dello scheletro, nella diversa distribuzione della massa muscolare e adiposa; si accentua invece la differenza nella pelvi.
Il dimorfismo sessuale ha diverse cause: la genetica non ha un ruolo solo parziale, mentre è importante il ruolo ambientale e culturale. Nelle specie in cui c'è una competizione tra maschi per la conquista delle femmine, il dimorfismo è pronunciato, come nelle scimmie del Vecchio mondo. Quando invece si hanno coppie monogame stabili, come le scimmie del Nuovo Mondo, il dimorfismo è ridotto o assente.
Accanto alla competizione sessuale è molto rilevante l'investimento parentale: il dimorfismo è accentuato quando c'è un diverso investimento e si riduce quando è equilibrato tra i sessi.
La differenziazione è quindi legata al comportamento sociale.
Dimorfismo nei gorilla