Sebbene la teoria della Tettonica delle placche sia stata esposta in modo organico a partire dal 1967, idee concernenti una visione mobilista della Terra erano già state chiaramente espresse fin dall'Ottocento da una minoranza di dissenzienti che non accettava l'ipotesi della Terra in contrazione.
Già nel 1620 Francesco Bacone (1561-1626), basandosi sull'osservazione di carte geografiche, aveva notato la somiglianza nella forma della costa orientale del Sudamerica con quella occidentale africana, ipotizzando che in origine fossero unite.
Nel 1668 padre François Placet ipotizzò che i continenti fossero stati uniti fino al Diluvio Universale, poi l'America si sarebbe separata dall'Africa per lo sprofondamento della mitica Atlantide di cui aveva parlato Platone (su questa interpretazione concordava anche Buffon).
Agli inizi dell'Ottocento anche il naturalista e geografo tedesco Alexander von Humboldt (1769-1859) ipotizzò che i due continenti fossero un tempo uniti, e si sarebbero separati a causa di un'imponente corrente marina che avrebbe scavato una valle occupata oggi dall'Oceano Atlantico.
Nel 1858, l'abate Antonio Snider-Pellegrini (1802-1885) suppose che i continenti attuali si fossero formati su un medesimo lato della Terra in un'unica massa, e che una serie di catastrofi, di cui l'ultima è il Diluvio biblico li avrebbe smembrati e allontanati reciprocamente.
In alto a destra: Alexander von Humboldt
A sinistra: Antonio Snider-Pellegrini
Qui sopra: I continenti secondo Snider-Pellegrini
Nel 1879 George Howard Darwin (1845-1912), figlio di Charles Darwin, avanzò l'ipotesi che la Luna si fosse staccata dalla Terra, e nel 1881 il geologo matematico inglese reverendo Osmond Fisher (1817-1914) pensò che questo evento catastrofico potesse aver provocato la rottura del supercontinente primigenio, seguita dal movimento laterale della crosta. Inoltre ipotizzava che l'interno della Terra fosse interessato dai moti convettivi di un magma liquido, ritenendo che il flusso convettivo salisse negli oceani e scendesse ai margini del Pacifico e che fosse in grado di creare le montagne e le rift valley.
Il primo a formulare nel 1910 una teoria coerente della deriva continentale non catastrofista è stato l'americano Frank Bursley Taylor (1860-1938), basandosi sulla distribuzione delle catene montuose sulla superficie terrestre. Egli aveva notato che le catene si trovavano prevalentemente ai margini dei continenti, perciò ipotizzò che si fossero formate a causa del corrugamento del bordo continentale per lo spostamento dei continenti. La sua teoria non fu accettata per le spiegazioni che forniva sullo spostamento dei continenti: riteneva, infatti che fossero stati spostati da imponenti forze di marea prodotte dalla Luna che si sarebbe staccata dalla Terra circa 70-100 milioni di anni fa.
In alto a destra: George Howard Darwin e Osmond Fisher
Qui sopra: Lo spostamento dei continenti secondo Taylor (Crediti:
Bulletin of the geological society of America
, vol. 21, 1910, p. 211)
Alla fine dell'Ottocento si assisteva dunque ad una vera rivoluzione nel campo geologico, analoga a quella avvenuta contemporaneamente nella biologia: la superficie terrestre non era fissa e immutabile, così come non erano fisse e immutabili le specie animali e vegetali. Da questo momento tutte le strutture dell'Universo verranno viste in un'ottica evoluzionista, e saranno coinvolti diversi campi della scienza.